Una sera al bar

“Il vecchio pagò con monete metalliche, contando una per una le monete necessarie a raggiungere la somma dovuta, senza necessità di chiedere a quanto ammontasse, per antica pratica da consumatore.”

(Nella foto, M. Lo Savio, Amici all’osteria, 2011)

Cinque volte, quella notte lo facemmo cinque volte. Il vecchio, mentre proferiva queste parole, aveva le cinque dita della mano destra aperte, con il braccio proteso in direzione degli altri avventori, in successione, spostandosi a semicerchio, quasi a voler meglio imprimere nella loro mente il significato profondo della sua eroica impresa. Parlava e si muoveva a scatti, seduto rigido sulla sedia, con la schiena ritta distaccata dalla spalliera. La mano sinistra era appoggiata al bastone che reggeva perfettamente in verticale tra le sue gambe, tenendo tra l’indice e il medio una sigaretta senza filtro accesa, consumata più dal tempo trascorso che dalle tirate. Sarà stata una sorta di paresi, allora, sarà stata. Commentò con ironia e un accenno di balbuzie il suo dirimpettaio, sui cinquant’anni, verso il quale in quel momento si stava indirizzando la cinquina pienamente spalancata. Era alto e di una certa prestanza, con i capelli lisci tirati all’indietro, in camicia e con le estremità delle maniche arrotolate lungo gli avambracci. Teneva le gambe accavallate e la schiena leggermente curvata, ma anche così sovrastava di quasi tutta la testa il vecchio, minuto e impettito, vestito invece con giacca e cravatta. Gli altri risero. Era però un riso solo accennato, rispettoso, senza niente di sguaiato. Ridete, ridete, disse serio il vecchio, ma è solo la sacrosanta verità. Che poi non c’è da meravigliarsi tanto, continuò quasi sbuffando dopo una pausa, forse per raccogliere i pensieri. A quell’epoca non è che da fidanzati si restasse soli insieme spesso, comunque al massimo per qualche minuto. Cosicché appena sposati non si era mai sazi. Anche le energie erano tante, da giovani. Va bene, sicuramente, ma a parte la facile ironia sulla resistenza fisica, il fatto è che dopo un po’ oltre che stanchi ci si sente appagati, si ha voglia di godersi quella sensazione di benessere che si è conquistati, sempre che non si arrivi proprio alla noia. Era stato uno degli altri avventori a parlare.

(…)

Il racconto è integralmente incluso nel libro Un gioco nel fango, pubblicato a gennaio 2023.

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