La corriera

“L’autobus stava per partire, rombava sordo con improvvisi raschi e singulti. La piazza era silenziosa. nel grigio dell’alba, sfilacce di nebbia ai campanili della Matrice: solo il rombo dell’autobus e la voce del venditore di panelle, panelle calde panelle, implorante ed ironica.”

Il giorno della civetta, L. Sciascia

(Nella foto, immagine dal Web)

Potevano essere le sei e venti di mattina, più o meno, quando Angelo Carotenuto varcò l’uscio della sua casa, diretto in piazza per prendere la corriera. Aveva due possibilità, in realtà. Andarla a prendere in piazza, al capolinea, oppure dirigersi alla sua prima e unica fermata in paese, dopo circa settecento metri di tragitto dalla partenza. Pregi e difetti di entrambe le alternative ce n’erano. Il secondo percorso si innestava a circa metà strada tra la piazza e la fermata, tutto in discesa lungo la strada rotabile asfaltata, quindi era più comodo. Ma alla fermata i posti anteriori della corriera erano sempre già pieni per diverse file, di conseguenza per chi come lui avvertiva mal d’auto se non sedeva in un posto in prima fila erano poi dolori stare nella parte posteriore. Il primo percorso aveva invece il pregio innegabile di offrire la possibilità, sempre arrivando con congruo anticipo, di sedersi in prima fila. Però, sebbene anche più corto, c’era da farselo tutto in salita, lungo i vicoli e le gradinate del centro del paese, tutti pavimentati in pietra levigata dal tempo e dalle intemperie. A conti fatti, la sua preferenza andava decisamente per il tratto in salita, salvo che per qualche motivo non riuscisse ad uscire in tempo utile da casa, col rischio di arrivare in piazza a corriera partita e irrecuperabile. In tal caso, la scelta della rotabile consentiva la possibilità di intercettare la corriera per strada, prima della fermata, e nessun autista gli avrebbe negato la salita a bordo di emergenza ad un suo cenno. Questo perché era conosciuto da tutti e a tutti era evidente la sua invalidità. Aveva settantadue anni ed era zoppo dalla nascita per una imperfezione congenita alla gamba e al piede destro, che lo costringeva ad usare una gruccia ascellare di legno, ormai antica quasi quanto lui. Angelo Carotenuto si diresse quindi subito a destra, lungo la salita.

(…)

Il racconto è integralmente incluso nel libro Un gioco nel fango, pubblicato a gennaio 2023.

 

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