Il racconto è una lettura del dipinto la Torre di Babele, di Pieter Bruegel il Vecchio, datato 1563. E una riflessione sui disegni divini.
(Nella foto, la Torre di Babele, di Pieter Bruegel il Vecchio)
Io c’ero quel giorno. Ed ero stato lì, nello stesso posto, già tanti altri giorni prima, ormai da qualche anno, da quando l’ossessione di vedere e di comprendere si era impossessata di me. Mi ero seduto ad ammirare, a valutare l’imponenza dell’impresa, ad esaminarne i progressi. Ma quel giorno era un giorno speciale, unico. Quel giorno per la prima volta era venuto Nimrod, il grande re, fondatore del potente regno di Shinar e delle città di Babel, Erec, Accad e Calne, figlio di Cush, figlio di Cam, figlio di Noè. Stavo lì, a metà della collina che sovrastava la valle, in mezzo al boschetto, dietro dei rovi fitti, invisibile a tutti e spettatore privilegiato del grandioso spettacolo di potenza, ingegno, bellezza, organizzazione e laboriosità che si rappresentava davanti ai miei occhi. Nimrod, circondato dalle sue guardie e dalla sua corte, con i segni del comando e della ricchezza, imponente, regale ed elegante, si era portato fin in uno dei cantieri periferici verso la base della collina, in mezzo agli operai al lavoro sulle enormi pietre, piccoli, umili, rozzi, con gli abiti da lavoro, per parlare con i progettisti, gli architetti e gli operai stessi, increduli ed ossequiosi, prostrati e dimessi ai suoi piedi, per contemplare la magnificenza della sua impresa, il suo dispiegarsi, la sua concretizzazione e discutere della sua evoluzione. E la sua impresa era davanti a lui, ancora più vicina che a me. Si originava nella valle in fondo alla collina, immensa nella sua estensione circolare alla base e gigantesca nel suo sviluppo verticale attuale, già sovrastante non solo l’altezza della mia posizione ma la stessa collina, ancora più smisurata nella proiezione della sua futura crescita.
(…)
Il racconto è integralmente incluso nel libro IBRIDIZZAZIONI, pubblicato a settembre 2019.
La diversità è un dono. Grazie di questa grande spinta alla riflessione, ancora una volta.
Sei un grande narratore!
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Sei davvero gentilissima. Grazie. Un tuo apprezzamento è per me di un valore particolare.
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Sono ancora io a ringraziarti. Immagino quanto lavoro ci sia dietro a ogni tuo racconto. Quanta vita di anima e pensiero!
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