“Non è quindi strano o incomprensibile che la folla rappresentasse per lui il luogo ideale per diventare non certo perfetto ai suoi occhi, ma almeno anonimo e trasparente agli occhi degli altri.”
(Nella foto, Edvard Munch, Sera sul viale Karl Johan, 1892)
I luoghi affollati, paradossalmente, lo facevano sentire più tranquillo, gli trasmettevano sicurezza, serenità e protezione, senza la sgradevole sensazione che qualcuno si occupasse di lui in particolare, lo osservasse, lo analizzasse. Chi vuoi che s’interessi di qualcuno tra la folla e la confusione? Non c’è posto migliore dove mimetizzarsi, confondersi, uniformarsi alla massa assumendone tutte le caratteristiche e quindi nessuna caratteristica. La folla non è semplicemente la somma di individui. La folla è una categoria diversa, si situa su tutt’altro piano rispetto all’individuo, non è solo questione di maggiori dimensioni spaziali e di incremento moltiplicativo della potenza. L’individuo può assassinare un tiranno, ma solo la folla può fare la rivoluzione. Un’ape può succhiare il nettare da un fiore, anche secernere una infinitesima quantità di miele, ma è la colonia di api che realizza l’alveare. E di esempi potrebbero considerarsene infiniti. Naturalmente la folla può anche suscitare in qualcuno oppressione e fobia, pericolo e minaccia, mancanza d’aria e palpitazioni cardiache, sudorazione e mollezza nelle gambe, al pensiero delle sue potenzialità esplosive, delle sue derive. Ma niente di tutto ciò lo intimoriva, anzi.
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Il racconto è integralmente incluso nel libro Escursioni, pubblicato ad aprile 2022.