29 maggio 1453

La storia è anche un insieme di microstorie, in una dimensione che va oltre lo spazio e il tempo locali. 

(Nella foto, Philippe de Mazerolles, Assedio di Costantinopoli – Wikipedia)

Niente da fare, non mi riesce proprio di digerire. È come se avessi un macigno sullo stomaco. Ho mangiato troppo questa sera, devo ammettere. Mia moglie ha fatto preparare le quattro lepri che ci hanno portato dalla campagna, una squisitezza. Le ho accompagnate con tanto di quel pane affogato nel sughetto. Il pane è una delle mie debolezze, da solo, col lardo, nel sugo, nel latte, sta bene con tutto. Ho chiuso con una caciotta di pecora stagionata che aveva un profumo delizioso di erbe aromatiche. Ho anche sete, deve essere stato quel vinello rosso acidulo, un gusto strano, ma poi ci si abitua e va giù che è un piacere. Continuare a rigirarmi nel letto non migliorerà le cose, non faciliterà certo il sonno. Devo alzarmi, anche se ne ho poca voglia, altrimenti rischio di passare tutta la notte in bianco. La compieta è suonata da tempo ormai, credo addirittura che i frati stiano preparandosi a recitare il mattutino. Non si stancano mai di pregare quelli, a tutte le ore del giorno e della notte. Se lavorassero tanto quanto pregano saremmo tutti più benestanti su questa terra. Servisse almeno a qualcosa, a far stare meglio le nostre anime dopo morti. Chi lo sa. Dicono che è così, chi sono io per metterlo in dubbio? Sistemo meglio la cuffietta, prendo la camicia da sotto il cuscino e la indosso.

(…)

Il racconto è integralmente incluso nel libro IL LABIRINTO, pubblicato ad aprile 2020.

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