“L’ordine è la virtù dei mediocri.”
William Shakespeare
(Nella foto, Escher, Ordine e caos, 1950)
Diede a quella donna cento euro. Se li era meritati. Non solo per la prestazione in sé, sicuramente da non sottovalutare, ma soprattutto perché non passiva, non indifferente, non senza partecipazione. Al contrario, pur nella piena consapevolezza che il compito da svolgere fosse non spontaneo ma legato ad un contratto di fornitura, un do ut des, l’impegno c’era stato, senza lesinare in dolcezza, tempo e cura. Certo, si potrebbe dire che la motivazione di fondo non fosse affetto, desiderio o generosità, ma calcolo e forse investimento per il futuro, operazione orientata alla fidelizzazione, al lungo periodo, alla capitalizzazione piuttosto che al ritorno immediato, del tipo meglio un uovo oggi che una gallina domani. Ma almeno il dubbio poteva esserci, il dubbio che comunque un po’ di spontaneità ci fosse, un po’ di partecipazione, di affetto. Almeno lui pensava che queste componenti ci fossero state, era questa la sensazione che ne aveva ricavato, a torto o ragione. Magari aveva travisato il tutto e nella sua inesperienza, ingenuità ed eccitazione aveva creduto di essere oggetto di un trattamento particolare, privilegiato. Aveva apprezzato l’assenza assoluta di fretta, la calma, la disponibilità a dare tempo al tempo, senza forzare, incalzare, affrettare l’epilogo inevitabile, evitando nel contempo che un automatismo e una banale meccanizzazione della cosa rendesse vano il tentativo.
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Il racconto è integralmente incluso nel libro IL LABIRINTO, pubblicato ad aprile 2020.